La borsa di studio che il Maestro Luigi Girati, insieme alla moglie Marisa, ha voluto dedicare alla memoria del figlio Giorgio non si propone soltanto di selezionare i giovani musicisti dell’Emilia Romagna per le loro capacità tecniche, premiando dunque la costanza e la tenacia nello studio, ma anche intende infondere coraggio, dare sicurezza e confortare i ragazzi che intraprendono una carriera difficile, incerta, osteggiata da un mondo insensibile e che per questa loro realizzazione non rifuggono il sacrificio. Incontro di cruciale importanza per il Maestro Girati e per l’intera orchestra del Comunale di Bologna della quale Girati è stato il primo Corno per trentun anni (dal ’62 al ’93) quello con il Maestro rumeno Sergiu Celibidache che, nella solitudine dei Grandi, affermava “il suono non è la musica”: ecco, questa borsa di studio non si preoccupa solo del suono e della tecnica ma ha anche l’ambizione di premiare giovani professionisti offrendo loro la possibilità di sottoporsi ad un giudizio esterno ai loro conservatori, di esibirsi davanti ad una giuria e poi ad un pubblico, esperienza fondamentale per un giovane musicista che dovrà vincere grandi tensioni. Alla ventesima edizione possiamo dire soddisfatte le ambizioni di questa iniziativa nata dalla volontà di costruire positivamente sul dolore e di far trovare ai giovani musicisti ciò di cui hanno bisogno e che forse è mancato al Maestro Girati all’inizio della sua carriera.
I premiati presentano livelli di virtuosismo rari tra i professionisti, possibilità tecniche eccezionalmente ampie; si sono confrontati anche con un repertorio contemporaneo di arduo impegno e sono pronti a sfidare gli orecchi degli ascoltatori odierni ormai irrimediabilmente viziati dalle incisioni e che non ammettono più alcun errore. Dietro a questi grandi risultati evidentemente si celano uno studio appassionato, impietoso e un rigore incorruttibile.
L’importanza della borsa di studio è oggi sottolineata dallo stato in cui versa la formazione musicale, affidata a docenti mediocri nei numerosissimi conservatori italiani che, per usare una tristemente felice espressione di Paolo Isotta, formano non musicisti ma manovali dello strumento.
Isotta, sconsolato dalla sempre peggiore preparazione degli allievi, ha scelto di abbandonare l’insegnamento; il Maestro Girati, per la sua umiltà (che senza dubbio risulta virtuosa nella classificazione cartesiana) non lo farebbe mai. Il suo impegno di questi anni è stato premiato dal successo della manifestazione che si è sempre rinnovata, che giunge quest’anno alla sua ventesima edizione e che ha presentato giovani musicisti di livello sempre più alto.
Pierfilippo Tortora